Benedetto XVI
2008-02-20 15:51:31 UTC
da Dagospia:
AMICI MIEI - NEL "REGALO" DEI DECODER DI BERLUSCONI AL FRATELLO PAOLO SBUCA
UN SOCIO MAFIOSO: GIOVANNI COTTONE - IL PENTITO: "SE PAOLO SAPEVA DELLE
ATTIVITÀ DEL COTTONE? A TAVOLA, NE PARLAVANO TRANQUILLAMENTE"...
Mafia, soldi sporchi, incentivi pubblici e interessi privati. Cè tutto
questo sullo sfondo dellinchiesta sul misterioso rapimento fallito ai danni
di Giovanni Cottone, fino a pochi mesi fa socio al 49% di Paolo Berlusconi
nellazienda Solari.com. Adesso un pentito di quel rapimento, il suo uomo di
fiducia per quattro anni, svela: «Giovanni Cottone faceva parte della
malavita».
Solari.com è la società salita allonore delle cronache in quanto
beneficiaria della legge che destinava un contributo statale allacquisto
dei decoder per il digitale terrestre. Il governo guidato da Silvio
Berlusconi a quel tempo aveva fatto le cose in grande: non solo aveva
previsto denaro pubblico per il fratello del premier (la Solari aveva
iniziato a distribuire i decoder Amstrad del tipo mhp nel gennaio 2005, in
concomitanza con il lancio del servizio pay per view Mediaset premium), ma
addirittura si era premurato, attraverso alcuni articoli della legge
Gasparri, di far sì che in Sardegna, regione pilota dello switch off (la
definitiva transizione dal sistema televisivo analogico a quello digitale
terrestre) lunico decoder in grado di ricevere il segnale fosse proprio lmhp
distribuito dalla Solari.com. Il risultato era stato quello di far più che
raddoppiare il fatturato dellazienda (passata a 141 milioni di euro in un
anno) e di ricevere diverse interrogazioni parlamentari a riguardo, che
vedevano come primo firmatario il senatore dellallora Ulivo Luigi Zanda. Lindignazione
per quel regalo familiare era molta, ma sarebbe stata maggiore se si fosse
saputo chi era in realtà Giovanni Cottone, il proprietario dellaltra metà
della Solari.
Il mistero svelato
A svelare il mistero ci ha pensato uno degli uomini che nel giugno scorso
aveva tentato di rapirlo, di nome Giuseppe Sanese, professione ufficiale:
buttafuori. Gli altri arrestati erano stati la moglie di Cottone (in via di
separazione) Giuseppina Casale, Antonio Cottone (uomo donore, zio di
Giovanni), Giovan Battista Rosano (altro uomo donore, da tempo in affari
con Cottone) ed il poliziotto Alfredo Li Pira. Il piano del gruppo era di
rapire Giovanni Cottone, farsi consegnare almeno 40 milioni di euro ed
eliminarlo. Un sequestro molto simile, secondo gli inquirenti, a quello che
ha portato alluccisione del finanziere Gianmario Roveraro. Il piano era
saltato perché la moglie di Cottone, Giuseppina Casale (descritta in un
informativa della guardia di finanza come «persona in contatto con i salotti
della Milano bene ma al contempo con la malavita palermitana») era stata
sottoposta ad intercettazioni ambientali da parte del Gico palermitano per
questioni relative al traffico di droga.
Questi avevano informato gli omologhi milanesi, che erano intervenuti,
arrestando il gruppo. Sanese era stato per più di quattro anni luomo di
fiducia dello stesso Giovanni Cottone e collaborando con gli inquirenti ha
svelato non solo i dettagli del sequestro fallito, ma anche i rapporti di
Giovanni Cottone con Paolo Berlusconi e con la mafia. Gli interrogatori di
Sanese sono avvenuti alla presenza dei pubblici ministeri Mario Venditti ed
Alberto Nobili e del gip Guido Salvini, il 7 e l11 giugno del 2007, e sono
contenuti nella richiesta di rinvio a giudizio. Anche per le parole di
Sanese, la procura di Milano ha aperto uninchiesta su unaltra intricata
vicenda, quella della truffa da almeno 40 milioni di euro che Cottone
avrebbe realizzato ai danni di Paolo Berlusconi. Un capitolo oscuro di cui
ci occuperemo nei prossimi giorni.
Il racconto
Ecco cosa dice Sanese ai magistrati. «Ho conosciuto Giovanni Cottone tramite
Giovan Battista Rosano, che era compare, amico intimo di mio nonno. Rosano,
che nella zona in cui abita a Palermo, che noi chiamiamo Borgo Nuovo, è
molto rispettato, a Milano è molto amico dei Taormina, dei Carollo, dei
Fidanzati (tutti clan mafiosi ndr). Una volta ha ucciso un uomo a
coltellate... Rosano era il garante delle cavolate che il Cottone combinava.
Laltro garante era lo zio del Cottone, Antonio, che lo ha cresciuto ed
educato. I due, Rosano e Antonio Cottone, erano compari dello stesso gruppo
mafioso. Perché ce lavevano con Giovanni Cottone? Per diversi motivi.
Il fatto più grave è quello del 1995. Giovanni Cottone era stato sequestrato
dai catanesi perché aveva fatto un buco da 400 milioni. I catanesi poi gli
hanno spaccato mani, mascelle e lui si è rivolto per salvarsi a Giovanni
Rosano, lo zio Giovanni come lo chiamava lui, che è accorso con lo zio
Antonio. Gli hanno salvato la vita, gli hanno evitato legnate, come
raccontano loro, ma hanno dato 200 milioni in contanti ai catanesi. E
Giovanni Cottone non li ha mai restituiti. «Qual era il mio ruolo a
Milano?». Continua Sanese: «Facevo una finta sicurezza per Giovanni Cottone,
perché poi linteresse era portare capitali allestero. Ogni settimana, ogni
quindici giorni, portavo delle valigette con dei soldi allUbs, dove mi
aspettava una persona e depositavo questi soldi (anche un miliardo di
vecchie lire alla volta) e rientravo poi a Milano. Erano valigette Samsonite
nere, con combinazione. Il compenso per questo lavoro era di un milione di
vecchie lire. Lho fatto per una decina di volte».
«Formalmente lavoravo presso il suo locale, che era il Mangia & Ridi. I
soci del Mangia & Ridi erano Paolo Berlusconi, Giovanni Cottone e Roberto
Guarneri. Già in quel periodo era in società con Paolo Berlusconi, stavano
assieme ventiquattro ore al giorno. Infatti Katia Noventa, che era lex di
Paolo Berlusconi, e la signora Casale, erano sempre insieme, cenavano e
mangiavano sempre insieme. Se Berlusconi sapeva delle attività del Cottone?
Quando ne parlavano a tavola, ne parlavano tranquillamente... Dicevo del
Mangia & Ridi. In quel periodo nel locale andava tantissimo tirare di
cocaina, lo facevano tutti. Cottone allepoca mi ha presentato uno
spacciatore di Opera, io andavo a prendere la coca davanti al carcere di
Opera, i soldi me li dava lo stesso Cottone. Io mi preoccupavo di prepararla
e dividerla e la davo a Claudio, lex direttore del Mangia & ridi. I
camerieri servivano la coca a tavola ai vari artisti che venivano, vari vip
che venivano, i soldi poi venivano contati da me e Claudio e divisi al 50%
col Cottone. Siamo riusciti a prendere anche venti milioni delle vecchie
lire in una sera»
«Se Cottone faceva parte della malavita? Faceva parte della malavita, veniva
anche il figlio di Nitto Santapaola (capo della mafia catanese negli anni
ottanta ndr) a cena con noi, mi sono trovato a cena con i Vernengo (potente
clan mafioso palermitano ndr). Sempre al Mangia & Ridi, nel 98, 99.
Queste cose le so perché ero sempre accanto al Cottone. Lui fa comodo per
pulire tanti soldi, questo è sicuro. In ristoranti, alberghi, comprare
immobili...queste cose qua. Investiva soldi di altri che provenivano
sicuramente da proventi illeciti... Con Paolo Berlusconi hanno realizzato
anni fa una società in Germania, mi ricordo perché in quel periodo parlavano
sempre con Paolo di questa cosa grossa che stavano facendo in Germania»
«Come nasce la fortuna economica del Cottone? Come lui vanta, dallo spaccio
di soldi falsi nei paesi del Nord Africa e poi da una mega truffa di
gioielli e da una ricettazione grossa di rapine di gioielli, anche in via
Montenapoleone. I gioielli li ho visti io, tanto oro lho portato in
Svizzera. E poi tanta elettronica rubata, ricettazione di elettronica. I
furgoni li scaricavo io».
AMICI MIEI - NEL "REGALO" DEI DECODER DI BERLUSCONI AL FRATELLO PAOLO SBUCA
UN SOCIO MAFIOSO: GIOVANNI COTTONE - IL PENTITO: "SE PAOLO SAPEVA DELLE
ATTIVITÀ DEL COTTONE? A TAVOLA, NE PARLAVANO TRANQUILLAMENTE"...
Mafia, soldi sporchi, incentivi pubblici e interessi privati. Cè tutto
questo sullo sfondo dellinchiesta sul misterioso rapimento fallito ai danni
di Giovanni Cottone, fino a pochi mesi fa socio al 49% di Paolo Berlusconi
nellazienda Solari.com. Adesso un pentito di quel rapimento, il suo uomo di
fiducia per quattro anni, svela: «Giovanni Cottone faceva parte della
malavita».
Solari.com è la società salita allonore delle cronache in quanto
beneficiaria della legge che destinava un contributo statale allacquisto
dei decoder per il digitale terrestre. Il governo guidato da Silvio
Berlusconi a quel tempo aveva fatto le cose in grande: non solo aveva
previsto denaro pubblico per il fratello del premier (la Solari aveva
iniziato a distribuire i decoder Amstrad del tipo mhp nel gennaio 2005, in
concomitanza con il lancio del servizio pay per view Mediaset premium), ma
addirittura si era premurato, attraverso alcuni articoli della legge
Gasparri, di far sì che in Sardegna, regione pilota dello switch off (la
definitiva transizione dal sistema televisivo analogico a quello digitale
terrestre) lunico decoder in grado di ricevere il segnale fosse proprio lmhp
distribuito dalla Solari.com. Il risultato era stato quello di far più che
raddoppiare il fatturato dellazienda (passata a 141 milioni di euro in un
anno) e di ricevere diverse interrogazioni parlamentari a riguardo, che
vedevano come primo firmatario il senatore dellallora Ulivo Luigi Zanda. Lindignazione
per quel regalo familiare era molta, ma sarebbe stata maggiore se si fosse
saputo chi era in realtà Giovanni Cottone, il proprietario dellaltra metà
della Solari.
Il mistero svelato
A svelare il mistero ci ha pensato uno degli uomini che nel giugno scorso
aveva tentato di rapirlo, di nome Giuseppe Sanese, professione ufficiale:
buttafuori. Gli altri arrestati erano stati la moglie di Cottone (in via di
separazione) Giuseppina Casale, Antonio Cottone (uomo donore, zio di
Giovanni), Giovan Battista Rosano (altro uomo donore, da tempo in affari
con Cottone) ed il poliziotto Alfredo Li Pira. Il piano del gruppo era di
rapire Giovanni Cottone, farsi consegnare almeno 40 milioni di euro ed
eliminarlo. Un sequestro molto simile, secondo gli inquirenti, a quello che
ha portato alluccisione del finanziere Gianmario Roveraro. Il piano era
saltato perché la moglie di Cottone, Giuseppina Casale (descritta in un
informativa della guardia di finanza come «persona in contatto con i salotti
della Milano bene ma al contempo con la malavita palermitana») era stata
sottoposta ad intercettazioni ambientali da parte del Gico palermitano per
questioni relative al traffico di droga.
Questi avevano informato gli omologhi milanesi, che erano intervenuti,
arrestando il gruppo. Sanese era stato per più di quattro anni luomo di
fiducia dello stesso Giovanni Cottone e collaborando con gli inquirenti ha
svelato non solo i dettagli del sequestro fallito, ma anche i rapporti di
Giovanni Cottone con Paolo Berlusconi e con la mafia. Gli interrogatori di
Sanese sono avvenuti alla presenza dei pubblici ministeri Mario Venditti ed
Alberto Nobili e del gip Guido Salvini, il 7 e l11 giugno del 2007, e sono
contenuti nella richiesta di rinvio a giudizio. Anche per le parole di
Sanese, la procura di Milano ha aperto uninchiesta su unaltra intricata
vicenda, quella della truffa da almeno 40 milioni di euro che Cottone
avrebbe realizzato ai danni di Paolo Berlusconi. Un capitolo oscuro di cui
ci occuperemo nei prossimi giorni.
Il racconto
Ecco cosa dice Sanese ai magistrati. «Ho conosciuto Giovanni Cottone tramite
Giovan Battista Rosano, che era compare, amico intimo di mio nonno. Rosano,
che nella zona in cui abita a Palermo, che noi chiamiamo Borgo Nuovo, è
molto rispettato, a Milano è molto amico dei Taormina, dei Carollo, dei
Fidanzati (tutti clan mafiosi ndr). Una volta ha ucciso un uomo a
coltellate... Rosano era il garante delle cavolate che il Cottone combinava.
Laltro garante era lo zio del Cottone, Antonio, che lo ha cresciuto ed
educato. I due, Rosano e Antonio Cottone, erano compari dello stesso gruppo
mafioso. Perché ce lavevano con Giovanni Cottone? Per diversi motivi.
Il fatto più grave è quello del 1995. Giovanni Cottone era stato sequestrato
dai catanesi perché aveva fatto un buco da 400 milioni. I catanesi poi gli
hanno spaccato mani, mascelle e lui si è rivolto per salvarsi a Giovanni
Rosano, lo zio Giovanni come lo chiamava lui, che è accorso con lo zio
Antonio. Gli hanno salvato la vita, gli hanno evitato legnate, come
raccontano loro, ma hanno dato 200 milioni in contanti ai catanesi. E
Giovanni Cottone non li ha mai restituiti. «Qual era il mio ruolo a
Milano?». Continua Sanese: «Facevo una finta sicurezza per Giovanni Cottone,
perché poi linteresse era portare capitali allestero. Ogni settimana, ogni
quindici giorni, portavo delle valigette con dei soldi allUbs, dove mi
aspettava una persona e depositavo questi soldi (anche un miliardo di
vecchie lire alla volta) e rientravo poi a Milano. Erano valigette Samsonite
nere, con combinazione. Il compenso per questo lavoro era di un milione di
vecchie lire. Lho fatto per una decina di volte».
«Formalmente lavoravo presso il suo locale, che era il Mangia & Ridi. I
soci del Mangia & Ridi erano Paolo Berlusconi, Giovanni Cottone e Roberto
Guarneri. Già in quel periodo era in società con Paolo Berlusconi, stavano
assieme ventiquattro ore al giorno. Infatti Katia Noventa, che era lex di
Paolo Berlusconi, e la signora Casale, erano sempre insieme, cenavano e
mangiavano sempre insieme. Se Berlusconi sapeva delle attività del Cottone?
Quando ne parlavano a tavola, ne parlavano tranquillamente... Dicevo del
Mangia & Ridi. In quel periodo nel locale andava tantissimo tirare di
cocaina, lo facevano tutti. Cottone allepoca mi ha presentato uno
spacciatore di Opera, io andavo a prendere la coca davanti al carcere di
Opera, i soldi me li dava lo stesso Cottone. Io mi preoccupavo di prepararla
e dividerla e la davo a Claudio, lex direttore del Mangia & ridi. I
camerieri servivano la coca a tavola ai vari artisti che venivano, vari vip
che venivano, i soldi poi venivano contati da me e Claudio e divisi al 50%
col Cottone. Siamo riusciti a prendere anche venti milioni delle vecchie
lire in una sera»
«Se Cottone faceva parte della malavita? Faceva parte della malavita, veniva
anche il figlio di Nitto Santapaola (capo della mafia catanese negli anni
ottanta ndr) a cena con noi, mi sono trovato a cena con i Vernengo (potente
clan mafioso palermitano ndr). Sempre al Mangia & Ridi, nel 98, 99.
Queste cose le so perché ero sempre accanto al Cottone. Lui fa comodo per
pulire tanti soldi, questo è sicuro. In ristoranti, alberghi, comprare
immobili...queste cose qua. Investiva soldi di altri che provenivano
sicuramente da proventi illeciti... Con Paolo Berlusconi hanno realizzato
anni fa una società in Germania, mi ricordo perché in quel periodo parlavano
sempre con Paolo di questa cosa grossa che stavano facendo in Germania»
«Come nasce la fortuna economica del Cottone? Come lui vanta, dallo spaccio
di soldi falsi nei paesi del Nord Africa e poi da una mega truffa di
gioielli e da una ricettazione grossa di rapine di gioielli, anche in via
Montenapoleone. I gioielli li ho visti io, tanto oro lho portato in
Svizzera. E poi tanta elettronica rubata, ricettazione di elettronica. I
furgoni li scaricavo io».