Post by n***@tin.it.noOggi, con questa alluvione in Emilia Romagna
vediamo che i politici pensano solo a se stessi.
Invece di spendere 13 miliardi di euro per il ponte
sullo stretto di Messina, perche non li spendono per
mettere a posto il territorio. Cosi invece di avere delle
alluvioni ogni anno in mezza Italia e spendere soldi e soldi
per i danni, ne avremo meno e meno catastrofiche, cosi
si spenderanno meno soldi!
Soldi spesi bene! quelli per il territorio.
Perche gli amici, loro, cosi non guadagnerebbero?
LA SOLITA STORIA ITALIANA: I SOLDI CONTRO IL DISSESTO IDROGEOLOGICO CI
SONO MA NON VENGONO USATI
Maggio 18th, 2023 Riccardo Fucile
LAVORI PER METTERE IN SICUREZZA IL TERRITORIO MAI ESEGUITI. EPPURE CI SONO
8 MILIARDI DI EURO GIA’ STANZIATI DAL PIANO “ITALIA SICURA” DEL 2014. A
CUI SI AGGIUNGONO ALTRI 8,5 MILIARDI DI EURO DEL PNRR
Eppure i soldi ci sono.
Sulla carta, ci sono.
L’ennesima alluvione in Emilia-Romagna costringe di nuovo a fare i conti.
E i conti dimostrano che contro il dissesto idrogeologico l’Italia può
fare affidamento su una cassaforte di tutto rispetto. Otto miliardi di
euro almeno le risorse nazionali.
È la cifra stanziata dal piano “Italia sicura” del governo Renzi per
intervenire in tempo contro alluvioni, frane e calamità naturali.
Altri 2,5 miliardi di euro nel Pnrr, cui si aggiungono 6 miliardi
destinati ai comuni, da spendere nel breve periodo:
entro il 2026.
Negli anni però la cassaforte è rimasta (quasi) chiusa.
Diverse le cause.
Burocrazia, inerzia politica, resistenze delle Regioni contro una
gestione centralista e statale delle emergenze. Quelle Regioni che, si
legge nell’ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico della Corte dei
Conti, hanno negli anni dimostrato dubbia «capacità progettuale» e
«carenza di profili tecnici unitamente alla scarsa pianificazione del
territorio». Memento per chi oggi chiede di inserire anche queste
competenze nel mazzo dell’autonomia differenziata.
Paese più esposto in Europa – in Italia nove comuni su dieci hanno
località a rischio alluvione – non riesce a spendere i fondi contro il
dissesto. Tant’è che le risorse stanziate da Italia Sicura sono rimaste
quasi tutte nelle casse dello Stato, dirottate altrove. La struttura e i
suoi tecnici? Dismessa dal giorno alla notte dal governo Conte, che di
contro ha varato un suo piano, “ProteggItalia” e stanziato altri 3,1
miliardi. Anche questi rimasti in gran parte inutilizzati.
Né bastano a colmare il vuoto i miliardi del Pnrr che per i comuni fissa
obiettivi tanto eterogenei quanto generici – alcuni devono essere centrati
entro il 2023 – come «la messa in sicurezza del territorio, la sicurezza e
l’adeguamento degli edifici, l’efficienza energetica e i sistemi di
illuminazione pubblica».
Per mettere in sicurezza il Paese, questa la stima della struttura contro
le emergenze messa in piedi da Renzi, servirebbero 30 miliardi di euro.
Negli ultimi venti anni ne sono stati spesi circa 6. Con una media dei
tempi di realizzazione per ogni opera di 4,7 anni. Un’eternità.
E infatti, svela l’ultimo rapporto di Rendis (Repertorio nazionale degli
interventi per la difesa del suolo), la piattaforma che aggiorna di
continuo gli interventi contro il dissesto idrogeologico, solo due
cantieri su tre fra quelli che sono stati già finanziati è concluso. Su un
totale complessivo di 6063 interventi finanziari, «circa il 66% (3.983)
risulta concluso, l’11% (672) e in esecuzione, l’8% (509) e in fase di
progettazione, mentre un 15% circa degli interventi (899) risulta da
avviare o con dati non comunicati».
(da Messaggero)
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