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2008-11-08 18:04:43 UTC
Lettera aperta dell'ex presidente della Repubblica alle forze dell'ordine
" Sbagliate le cariche adesso, bisogna aspettare che sparino a qualcuno"
I consigli di Cossiga alla Polizia
"Prima fare una vittima, poi mano dura"
Ma Fini frena: "Chi usa le cinte è solo una minoranza rumorosa"
Francesco CossigaROMA - Aveva iniziato consigliando l'uso di infiltrati
nei cortei e evocando le maniere forti da parte delle forza dell'ordine.
Oggi, Francesco Cossiga, torna nuovamente a dispensare suggerimenti, non
richiesti, al capo della polizia Antonio Manganelli. E sono, nuovamente,
parole destinate ad alimentare polemiche. "Serve una vittima e poi si
potranno usare le maniere forti" dice l'ex presidente. Una visione che
il presidente della Camera Gianfranco Fini non sposa affatto: "Ci sono
minoranze rumorose che poi ricorrono alle cinghie. Sono molto rumorose
ma rimangono molto minoranze".
Il ragionamento dell'ex presidente è affidato ad una lettera
aperta:"Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un
vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso
le forze di polizia, ma verso i manifestanti".
Per il senatore a vita, che pensa alle tensioni che hanno segnato le
manifestazioni degli studenti di questi giorni, è stato "un grave errore
strategico" reagire con "cariche d'alleggerimento, usando anche gli
sfollagente e ferendo qualche manifestante".
La tattica cossighiana è ben più diretta. In pratica si tratta di
disporre "che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di
polizia si ritirino". A questo punto, continua Cossiga, "l'ideale
sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio
un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di
arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma
meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita".
Una situazione che farebbe crescere nella gente comune "la paura dei
manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi
da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, li
sorregge".
Tra i danneggiamenti invocati, Cossiga si augura che possano accadere
alla sede dell'arcivecovo di Milano o a qualche sede della CAritas o di
Pax Christi.
"Io aspetterei ancora un po' - continua Cossiga - e solo dopo che la
situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri
sociali, al canto di 'Bella ciao', devastassero strade, negozi,
infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta
ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche
uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze
dell'ordine contro i manifestanti".
Una visione apocalittica che, però, non torva proseliti. "Sono convinto
che oggi ci sia un maggiore senso di appartenenza ed è bello vedere che
nelle scuole, anche in questi giorni, giovani di destra e di sinistra si
confrontano" dice Fini.
(8 novembre 2008)
" Sbagliate le cariche adesso, bisogna aspettare che sparino a qualcuno"
I consigli di Cossiga alla Polizia
"Prima fare una vittima, poi mano dura"
Ma Fini frena: "Chi usa le cinte è solo una minoranza rumorosa"
Francesco CossigaROMA - Aveva iniziato consigliando l'uso di infiltrati
nei cortei e evocando le maniere forti da parte delle forza dell'ordine.
Oggi, Francesco Cossiga, torna nuovamente a dispensare suggerimenti, non
richiesti, al capo della polizia Antonio Manganelli. E sono, nuovamente,
parole destinate ad alimentare polemiche. "Serve una vittima e poi si
potranno usare le maniere forti" dice l'ex presidente. Una visione che
il presidente della Camera Gianfranco Fini non sposa affatto: "Ci sono
minoranze rumorose che poi ricorrono alle cinghie. Sono molto rumorose
ma rimangono molto minoranze".
Il ragionamento dell'ex presidente è affidato ad una lettera
aperta:"Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un
vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso
le forze di polizia, ma verso i manifestanti".
Per il senatore a vita, che pensa alle tensioni che hanno segnato le
manifestazioni degli studenti di questi giorni, è stato "un grave errore
strategico" reagire con "cariche d'alleggerimento, usando anche gli
sfollagente e ferendo qualche manifestante".
La tattica cossighiana è ben più diretta. In pratica si tratta di
disporre "che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di
polizia si ritirino". A questo punto, continua Cossiga, "l'ideale
sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio
un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di
arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma
meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita".
Una situazione che farebbe crescere nella gente comune "la paura dei
manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi
da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, li
sorregge".
Tra i danneggiamenti invocati, Cossiga si augura che possano accadere
alla sede dell'arcivecovo di Milano o a qualche sede della CAritas o di
Pax Christi.
"Io aspetterei ancora un po' - continua Cossiga - e solo dopo che la
situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri
sociali, al canto di 'Bella ciao', devastassero strade, negozi,
infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta
ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche
uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze
dell'ordine contro i manifestanti".
Una visione apocalittica che, però, non torva proseliti. "Sono convinto
che oggi ci sia un maggiore senso di appartenenza ed è bello vedere che
nelle scuole, anche in questi giorni, giovani di destra e di sinistra si
confrontano" dice Fini.
(8 novembre 2008)